Madre

A volte, madre, questa tua presenza,
che so certa e impossibile, mi uccide,
e ti chiedo perdono
scavando nella croce consumata
delle tue mani stanche,
fatte a brani dai giorni che dileguano,
invocando dal buio la cara voce,
madre antica e immanente,
che profumi di terra e di limoni,
che sgrani i tuoi rosari e i tuoi destini
tra gli effluvi del mare e delle rocce.
Madre che mi riposi tra i capelli
e col segno del dito mi zittisci,
che non ci senta il Dio che ti ha chiamato
e ti rinchiuda nella conca eterna
del tempo e dello spazio,
da dove a notti evadi
per portare parole a questo figlio
così strano e ostinato,
che non vuole accettare la tua morte.
Fuori rintocca l’ora
del campanile di lontane infanzie,
come se fosse già tempo di semina .
Ma i frutti dolci son già maturi:
li coglierò per te,
per deporli nel cavo di una lacrima

sul nome tuo sconfitto dal silenzio.

Sezione 2 a tema libero Adolfo Silveto
2° Classificato Boscotrecase (Napoli)